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Il Capocella
Sinossi


Racconto ispirato alla fantasia dell’autore, stimolata da particolari smagliature del sistema carcerario italiano. L’Italia è stata infatti ammonita diverse volte dall’Europa in materia di Diritti Umani, tra i quali rientrano anche quelli dei detenuti. La storia racconta le sfortunate vicende criminali di Claudio, costretto a delinquere in seguito a un’adolescenza difficile e a un impossibile inserimento nel mondo del lavoro, fino al momento in cui la sua vita s’interseca a quella di Teodoro, un Capocella, termine con il quale si è soliti definire, in gergo carcerario, il detenuto con più anzianità detentiva in quella cella. Claudio e Teodoro però sono anche accomunati dalla consapevolezza di essere due persone in realtà estranee al malaffare, finite nel carcere di Poggioreale solo a causa di particolari circostanze fortuite. Anche per questo, tra i due nel tempo nasce un sincero rapporto di amicizia e affetto, per cui il Capocella sarà in grado di cambiare in meglio la vita di Claudio. Questo a sottolineare che talvolta si sbaglia anche a causa dell’inadeguatezza delle Istituzioni, che dovrebbero garantire quei fondamentali diritti della Costituzione quali studio e lavoro. La vita però offre sempre una o molteplici possibilità di riscatto, e tali opportunità non sono altro che il frutto di uomini buoni che spendono la propria vita a fare il bene. La vita in fondo è una questione tra uomini, e si è fortunati a incontrarne di onesti e leali. E vale anche per un detenuto, che non può essere marchiato a vita. Oltre la condanna che arriva dalla Giustizia, quella più grave arriva dalla società, che alla fine, spesso sbagliando, arriva a considerarlo una sorta di scarto umano. Il racconto quindi è volutamente orientato verso tutto quanto di buono si può sviluppare tra gli esseri umani anche in un ambiente non proprio d’elite come è quello tra le sbarre di una cella, oggi chiamata camera di pernottamento. Diversi tratti del racconto sottolineano luoghi e atteggiamenti sbagliati messi in campo per il recupero del detenuto; altri raccontano di una vita che, nonostante le avversità, vale sempre la pena vivere. Una società può ritenersi civile quando è organizzata secondo un modello non basato sulla vendetta ma sul recupero verso chi sbaglia. Claudio alla fine ritrova la sua libertà e la sua voglia di vivere solo grazie a Teodoro, un semplice uomo, e non perché abbia trascorso un periodo della sua vita introdotto nel sistema rieducativo carcerario, in 24 mq, con altri tre coinquilini.

Le carceri italiane, nel loro complesso, sono la maggior vergogna del nostro Paese. Esse rappresentano l'esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce che si abbia mai avuta.

Filippo Turati, Discorsi alla Camera dei Deputati, 1904



Il M° Riccardo Minervino per "Il Capocella"
il M° Peppe Avolio per "Il Capocella"












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Napoli